• Tema della seconda edizione: Traduzione e società

 

 

Perché un Festival della traduzione

Cosa sarebbe il nostro paese senza i suoi traduttori e i suoi interpreti? Una minuscola propaggine del Mediterraneo, perduta in una Babele di lingue, isolata dai grandi flussi economici, un paese da visitare, certo, ma incomprensibile. Perché questo scenario inquietante non s’avveri, nonostante i rischi evidenti e mai esclusi del tutto, lavorano migliaia di traduttori e interpreti, ogni giorno. E danno una prospettiva internazionale al nostro pur particolarissimo paese, soprattutto ai suoi abitanti: possiamo pensare al mondo, e guardare al di là dei nostri mari, sentirci tutt’uno con i francesi, i sudafricani, i cinesi, sentirci semplicemente cittadini e protagonisti di questo nostro tempo, ovunque. Perché ci capiamo.

Che i traduttori e gli interpreti ascoltino il loro pubblico è cosa nota. Non si può fare questo mestiere senza avere un’idea precisa del lettore o dell’ascoltatore, delle sue esigenze, delle sue priorità. Ma che il pubblico vada incontro ai suoi traduttori, questa è la novità che vogliamo celebrare qui. Alzare il velo su quel patto di fiducia che ogni spettatore di serie tv conosce bene: dietro a personaggi affascinanti che agiscono negli States o in Sudamerica c’è una voce in più, quella di un doppiatore, così come c’è la mano di un traduttore che ha realizzato i sottotitoli. Il pubblico sa che la letteratura internazionale, il teatro, il cinema, i prodotti audiovisivi, gli eventi artistici e culturali in genere sono il frutto di molte professionalità. Quindi è il momento di parlarci per conoscerci e farci conoscere meglio.

E poi ci sono le vere protagoniste, le parole, quelle che ci legano e ci collegano, che danno a ognuno di noi la sensazione di essere comunità, di appartenere, a questi luoghi e alla nostra storia. Ma sono parole che dialogano e si scambiano con tutte le lingue del mondo e si caricano dei problemi e delle tensioni che attraversano il nostro tempo: le parole delle migrazioni, quelle della giustizia, delle emergenze mediche e sanitarie e le parole della speranza e del cambiamento.

Il Festival, concepito a cadenza biennale, nasce da un progetto del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna, Campus di Forlì e grazie al contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, per mettere sotto i riflettori dell’opinione pubblica la pratica della traduzione, sottraendola agli ambiti della sola ricerca accademica e dell’attività professionale, per focalizzarsi sul suo impatto culturale e sociale nella vita quotidiana di tutti. Il concetto di traduzione viene poi a comprendere una riflessione più generale sull’importanza delle parole, del linguaggio e della comunicazione nella società contemporanea, in ambito umanistico, politico, medico, economico e antropologico, attraverso l’alternarsi, in un ricco programma, di conferenze, dibattiti, presentazioni di libri e spettacoli.