Programma 2019-20

Tutti gli eventi dell'edizione 2019-20 sono organizzati dal Dipartimento di Scienze Economiche in collaborazione con il Mulino e l'Associazione Prometeia, con il patrocinio del Comune di Bologna e Confindustria Emilia e con il contributo di GD SpA e Unicredit

I materiali di approfondimento dei vari incontri sono disponibili nella sezione Multimedia del sito.

Migrazioni, lavoro e integrazione sociale - Video

3 febbraio 2020 18:00 - 20:00 || Sede di Confindustria Emilia - Via San Domenico 4 - Bologna

La presenza di molti immigrati genera problemi di integrazione economica e sociale. Come è possibile gestire questi problemi? E in che misura è possibile trasformare i problemi in opportunità?

In generale, ogni soluzione può agire su quattro dimensioni:

  1.     Ingressi, respingimenti e rimpatri.
  2.     Prevenzione delle emigrazioni con politiche attive nei paesi di origine.
  3.     Ricollocamento e collaborazione con altri paesi europei.
  4.     Inserimento lavorativo e inclusione sociale dei migranti presenti sul territorio.

Da diverso tempo, le politiche del nostro paese appaiono concentrate sulla prima dimensione: chiudere le porte e restringere i diritti riservati a chi chiede asilo (il “decreto sicurezza”). Secondo l’ISPI una conseguenza paradossale, o perlomeno indesiderata, di questa chiusura è stata e sarà un aumento degli immigrati irregolari: “entro il 2020 il numero di migranti irregolari presenti in Italia potrebbe superare quota 670.000” (più del doppio rispetto a cinque anni fa).

Anche per questo ci pare utile chiederci, nell'interesse degli italiani ma anche per il rispetto dei diritti umani di tutti, se non sia il caso di rimettere in gioco anche le altre dimensioni della soluzione. 

Ai partecipanti al dibattito, chiederemo in particolare di discutere la quarta dimensione: come è possibile migliorare inserimento lavorativo e inclusione sociale degli immigrati presenti sul territorio: 

  • Qual è lo stato dell'inserimento lavorativo degli immigrati recenti?  E' corretta la percezione che vi siano numerosi aspetti sia di segmentazione che di discriminazione?
  • Quale modello (o modelli) di inserimento andrebbero meglio sviluppati? E quali invece contrastati?
  • Sono necessarie nuove politiche, e quali? E qual è il ruolo degli attori istituzionali? Quali sono le migliori pratiche da prendere ad esempio?
  • Che relazione vi è fra inserimento economico ed inclusione sociale? E fra le rispettive politiche?

 

Discutono

  • Stefano Allievi (Professore di sociologia all’ Università di Padova)
  • Tatiana Esposito (Direttore Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)
  • Maurizio Marchesini (Presidente di Marchesini Group SpA)
  • Ivana Veronese (Segretaria confederale UIL, responsabile per le Politiche del lavoro e Immigrazione)

 

Modera: Ilaria Vesentini (Il Sole-24 Ore)

Italia e debito pubblico: c'è una via d'uscita? - Video

18 novembre 2019 18:00 - 20:00 || Oratorio di San Filippo Neri - via Manzoni 5 - Bologna

A fine 2018, il debito pubblico dell’Italia era di 2380 miliardi di euro, il 134,8% del PIL; da allora il debito è salito oltre 2500 miliardi, mentre il PIL ristagna.

Nel 2018 ci siamo risparmiati la “procedura per debito eccessivo” dell’UE. Ottimo risultato, ma non sembra risolvere nulla… le prospettive di un “rientro” del debito sono affidate ad un futuro distante e precario.

Non è una novità: sono quasi cinquant'anni che il rapporto debito/PIL continua a crescere: è passato dal 37% del 1970 al 120% del 1994. Poi è diminuito, sia pur lentamente, tra il 1994 ed il 2007, fino al 104%. Dal 2007, prima a causa della recessione e poi indipendentemente da ogni politica di (vera o presunta) austerità, è cresciuto in ogni singolo anno, con qualsiasi governo fino al 135% del 2014: da allora oscilla attorno a quel valore.

È un problema? 

(Quasi) tutti concordano che sia un grosso problema: il debito (e la spesa per interessi che esso implica) è un grave fattore di fragilità e di rischio per il paese. Inoltre, dover destinare ogni anno quasi il 4% del PIL (quasi il 10% delle entrate fiscali) al rimborso degli interessi “paralizza” troppe decisioni di politica fiscale.

Che fare allora?

Qui le ricette divergono, ed in più il timore dell’impopolarità domina quasi ogni scelta di politica fiscale.
Austerità oppure politiche “keynesiane” espansive? O c’è una credibile via di mezzo, un sentiero virtuoso che permetta di ridurre il rapporto debito/PIL, senza al tempo stesso “affondare” l’economia?
E la Legge di Bilancio 2020, ora in esame al Parlamento, è coerente con un percorso di riduzione del debito e al tempo stesso con il rilancio dell’economia?

Discutono: 

  • Emiliano Brancaccio (Università del Sannio)
  • Veronica De Romanis (Luiss)
  • Lorenzo Forni (Prometeia e Università di Padova)

 

Modera: Francesco Manacorda (la Repubblica) 

Autonomia e competenze delle Regioni: verso un federalismo differenziato? - Video

21 ottobre 2019 18:00 - 20:00 || Salone di Banca di Bologna in Palazzo de’ Toschi - Piazza Minghetti 4 - Bologna

La Costituzione della Repubblica prevede, nel Titolo V (modificato nel 2001) che: 

  • (art. 116) “Forme e condizioni particolari di autonomia” possono essere concesse alle Regioni per alcune materie, dettagliatamente indicate all’art.117.
  • (art. 119 c.1) “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”.
  • (art. 119 c.3) “La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante”.

Queste disposizioni sono ad oggi largamente inattuate.

Di recente, tre regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) hanno richiesto il conferimento di maggiore autonomia, richiamandosi esplicitamente all’art. 116. Tuttavia, le stesse regioni differiscono per alcuni contenuti qualificanti dei rispettivi progetti di autonomia.

Sia tra le diverse regioni che tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, il dibattito è acceso sull’opportunità e sulle modalità di attuazione di tali progetti.

Alcune domande al centro del dibattito:

  1. Per quali materie - o meglio per quali funzioni specifiche - sarebbe desiderabile concedere maggiori autonomie ai sistemi territoriali, ed alle regioni in particolare?
  2. Perché, per tali funzioni, il dibattito è orientato sulla richiesta di un’autonomia differenziata piuttosto che non generalizzata?
  3. Per quali materie e funzioni è invece preferibile mantenere un impianto decisionale e finanziario centralizzato?
  4. La concessione di maggiore autonomia ad alcune regioni dovrebbe avvenire mantenendo invariati i saldi finanziari attuali tra stato e regioni?
  5. È opportuno attuare l’autonomia differenziata prima di aver istituito il fondo di perequazione previsto dall’art. 119 della Costituzione?

 

Relazioni introduttive:

  • Emma Petitti (Assessore al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità della Regione Emilia-Romagna)
  • Mario Bertolissi (Professore di Diritto Costituzionale all’Università di Padova. Membro della delegazione trattante per l’Autonomia del Veneto)

 

Intervengono:

  • Gianfranco Viesti (Professore di Economia applicata all’Università di Bari)
  • Alberto Zanardi (Membro del Consiglio dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio; Professore di Scienza delle Finanze all’Università di Bologna)

 

Relazione conclusiva: Enrico Rossi (Presidente della Regione Toscana)

Modera: Alberto Orioli (Vicedirettore, Il Sole 24 Ore)