Il percorso espositivo - Sale 11-17

SALA 11 – STAMPE, PROGETTI GRAFICI E ARCHITETTONICI
L’incessante promozione degli studi sostenuta da Benedetto XIV include il dono di un’imponente raccolta di stampe tratte da opere di antichi maestri, rilegate in album e destinate all’uso didattico nell’ambito dell’Accademia Clementina.
Ne reca memoria in mostra un volume della Pinacoteca Nazionale, aperto su una incisione tratta da disegno di Claudio Maratta (1625-1713), dedicata alla Scuola di disegno, insieme ad alcune stampe sciolte di grandi dimensioni appartenenti alla BUB.
Un esemplare della Pianta, facciata e spaccati della chiesa di San Pietro di Lorenzo Capponi testimonia l’impegno di riedificazione della cattedrale bolognese, affidata all’architetto Alfonso Torreggiani.
Infine, un progetto grafico di Marcantonio Franceschini è all’origine della pala con l’Annunciazione (oggi presso la chiesa di Sant’Isaia), realizzata nel 1726 per la cappella di Palazzo Poggi, proprio grazie al finanziamento di Lambertini, allora vescovo di Teodosia.

SALE 12-13 – LA BIBLIOTECA
Benedetto XIV arricchì la biblioteca dell’Istituto grazie all’acquisizione di collezioni di famiglie nobili bolognesi e quindi (1742) dei fondi Aldrovandi e Cospi; aggiunse poi oltre 10.000 volumi appartenuti al cardinale Filippo Maria Monti (1675-1754).
Donò quindi la propria biblioteca con un motu proprio del 6 settembre 1754, e con un analogo atto del 20 luglio 1755 introdusse l’obbligo che una copia di ogni opera stampata a Bologna fosse data alla biblioteca: si espone il documento originale, con firma autografa.
Promosse inoltre l’acquisto di edifici adiacenti all’Istituto, per la costruzione di una nuova biblioteca – oggi nota come Aula Magna della BUB – che fu realizzata su progetto di Carlo Francesco Dotti, preferito a quello (in mostra) di Giuseppe Civoli.
La libreria, in legno di noce, articolata su due livelli, fu costruita dal carpentiere Carlo Dal Pozzo su disegno di Ercole Lelli, ed è sormontata da ventotto busti in terracotta dipinta, di teologi, giuristi, e autori della classicità greco-latina.
La biblioteca fu aperta al pubblico il 12 novembre 1756, con una orazione tenuta da Ludovico Montefani Caprara e pubblicata nel 1757.
Le vetrine includono quindi – oltre al catalogo manoscritto redatto nel 1750 per volontà del pontefice (ms. BUB 425) – una selezione delle legature di libri e manoscritti del fondo Lambertini, provenienti da tutta Italia e dall’Europa.
Le decorazioni includono cornici dorate, nastri intrecciati e fregi floreali, con stili come Il ‘pizzo regolare’ (che imita i merletti d’abbigliamento con disegni continui) e quello ‘irregolare’ (con uccelli, fiori, conchiglie in volute stilizzate). Tra i materiali predomina il cuoio rosso, simbolo della Chiesa trionfante post-Controriforma.

SALA 14 – LA MUSICA
Il ritratto del compositore Giambattista Martini (1706-1784) – consigliere del papa per la musica assieme a Giacomo Antonio Perti (1661–1756, autore di una Messa in sol magg. detta Lambertina) – vuole ricordare l’attenzione che il pontefice ebbe per il rapporto tra musica e liturgia (oggetto dell’enciclica Annus qui hunc del 1749) e per l’Accademia dei Filarmonici di Bologna, equiparata per prestigio alla Congregazione capitolina dei musici di Santa Cecilia.
SALA 15 – LA FAMIGLIA LAMBERTINI
La vetrina espone alcuni documenti relativi ai Lambertini, una delle più antiche famiglie nobiliari di Bologna, che si fa risalire ad un Lamberto, figlio del conte Mondo di Sassonia: accanto all’albero genealogico tracciato dal bibliotecario L. Montefani Caprara (ms. BUB 4207, XVIII sec.), trova posto il volume I riti nuziali degli antichi Romani: per le nozze di Sua Eccellenza don Giovanni Lambertini con Sua Eccellenza donna Lucrezia Savorgnan (Bologna, Lelio della Volpe, 1762), nella cui antiporta è ritratto il pronipote di Benedetto XIV, con la sposa.
L’elegante palazzo cinquecentesco, in via Santo Stefano 43, caratterizzato da un portico con colonne doriche, già proprietà dei Vizzani, divenne dimora di famiglia dei Lambertini dal 1732, quando fu acquistato da Prospero, allora arcivescovo di Bologna: se ne può vedere una incisione di Antonio Landi (1713-1791).
SALA 16 – BENEDETTO XIV PROMOTORE DELLE ARTI
La sontuosità dei doni di Lambertini alla cattedrale della sua città è documentata dal Tesoro della Cattedrale di San Pietro: in mostra sono esposti la legatura per un rituale romano e il servizio per bruciare l’incenso liturgico durante le funzioni religiose, composto da turibolo e navicella in argento dorato, opera del celebre orafo Antonio Gigli. La preziosità della Rosa d’Oro, purtroppo dispersa, inviata nel 1751 da Benedetto XIV a Bologna, secondo un antico rito, è testimoniata da due stampe della BUB e dalla tavola di Antonio Scarselli, in Insignia degli Anziani del Comune di Bologna (conservate presso l’Archivio di Stato).
L’affetto di Benedetto XIV per la sua città si espresse nel sostegno dato sia all’Istituto delle Scienze, sia all’Accademia Clementina, che egli dotò di una raccolta di calchi in gesso di sculture antiche. Numerose furono le sue commissioni a professori clementini per la cattedrale bolognese. Ne restò invece escluso Giuseppe Maria Crespi, che stava eseguendo il ritratto di Lambertini, allora soltanto cardinale e vescovo, proprio quando venne chiamato a Roma per il conclave, nel quale sarebbe stato eletto papa.
Oltre al dipinto di Crespi, sono esposti un ulteriore ritratto miniato, opera del figlio Antonio, ed un modello di monumento dedicato al pontefice da Filippo Della Valle in segno di gratitudine per l’aggregazione all’Accademia Clementina. Un ulteriore ritratto del pontefice, appeso a parete ed eseguito da Gaetano Savorelli, tratto dal modello di Pierre Subleyras, raffigura il papa nella duplice funzione temporale e spirituale, sintetizzata nell’atto di udienza e benedizione.
Sulla parete di ingresso alla sala trova posto una notevole opera di Ludovico Carracci: il ritratto, in posa ufficiale, di Francesco Pannolini, ricco mercante e fondatore dell’omonimo collegio universitario, i cui beni (compreso questo dipinto) passarono all’Istituto delle Scienze nel 1745, per volere del papa.
SALA 16 – I TESORI DELLA BIBLIOTECA
Nella vetrina grande, a destra dell’entrata nell’Aula Magna, trovano posto alcuni manoscritti miniati o decorati, della BUB, principalmente di carattere liturgico (breviari, messali, libri d’ore): si segnalano il Salterio (ms. 346, sec. XIII), miniato da Nicolò di Giacomo, e caratterizzato da un raffinato apparato iconografico, dal gusto
aulico e bizantineggiante, e l’Offiziolo della Vergine (ms. 1140, ca. 1490), di scuola fiamminga, con iniziali ornate, decorazioni di simboli zodiacali, scene dei vari mesi e miniature, 9 di formato grande e 39 più piccole.
Eleganti decorazioni presentano anche le Lettere cardinalizie (ms. 1200, sec. XV) di Enea Silvio Piccolomini (1405-1464), raccolte da lui stesso, una volta divenuto papa (1458) con il nome di Pio II, e il Repertorium morale di Pierre Bersuire (ms. 286, del 1431), con una grande iniziale illustrata (SS. ma Trinità) su fondo policromo e dorato, e fregio floreale a cornice in oro e a colori.

SALA 17 – I TESORI DELLA BIBLIOTECA
Nella grande sala progettata da Carlo Francesco Dotti, aperta al pubblico nel 1756 e arredata con una libreria in radica di noce realizzata da Carlo Dal Pozzo su disegno di Ercole Lelli, prosegue l’esposizione dei manoscritti, introdotta da 3 libri armeni, di piccole dimensioni e decorati da sontuose immagini: un Vangelo (ms. 3290, sec. XVII), racchiuso da una legatura in filigrana d’argento; un Commento ai dodici profeti minori (ms. 3291, sec. XVI), ritratti con decorazione policroma e oro; infine, un Commento all’Apocalisse (ms. 3292, sec. XVII). A questi è accostato il Nuovo Testamento e Salterio in slavo ecclesiastico (ms. 3575B, del 1404), con ricca ornamentazione, dovuta a due artisti: il primo segue modelli gotici e romanici, di tradizione veneziana e bolognese, il secondo resta più fedele a modelli locali. Si segnalano inoltre il Breviario Carthusianum (ms. 343, sec. XIV), miniato da Nicolò di Giacomo presso la certosa bolognese di San Girolamo, e il Lectionarium (ms. 892, sec. XVI), realizzato ad uso della basilica di San Petronio a Bologna, con iniziali istoriate e ornate con motivi vegetali, fregi ad asta o a ghirlande con motivi floreali, e medaglioni con perle e gemme. Al sec. XI appartiene invece il Messale (ms. 1084), in minuscola carolina, che presenta decorazioni di grande formato, oltre ad iniziali ornate, inscritte in eleganti riquadri purpurei bordati da motivi geometrici. Tra i manoscritti di argomento letterario, sono in mostra il Dante lambertino (ms. 589, sec. XIV), di area bolognese, con il testo della Commedia, pregevole per la sua antichità, oltre che per le decorazioni, e le Satire di Giovenale (ms. 877, sec. XV) ornate con volute floreali in blu, bianco, rosa e oro, e lo stemma della famiglia fiorentina Attavanti.
Tra gli incunaboli miniati, si segnalano in particolare la Bibbia stampata nel 1462 a Magonza da Johann Fust e Peter Schoeffer, già collaboratori di Gutenberg, che svilupparono una tecnica di stampa a due colori, rosso e blu, e la prima edizione di Lattanzio (Subiaco 1465), stampata da Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, emigrati in Italia dopo il sacco di Magonza. Notevoli anche le edizioni stampate dal tipografo veneziano Aldo Manuzio, tra cui le prime edizioni a stampa dei classici greci Aristotele (1495-98), Sofocle (1502) e di Pindaro (1513), sul cui frontespizio si distingue la marca tipografica con ancora e delfino.
Il papa aveva raccolto poi splendide edizioni a stampa dei secoli successivi: sono esposte, ad esempio, la quarta edizione delle Opere di Seneca (1652), curata da Giusto Lipsio, con incisioni di Cornelis Galle su disegno di Rubens e il facsimile (Antiquissimi Virgiliani codicis fragmenta, Roma 1741) che riproduce la scrittura in capitale e le miniature del manoscritto Vaticano Latino 3225 (IV/V sec.), documentando l’interesse della cultura del tempo per la paleografia, oltre che per discipline più tradizionali come l’archeologia e l’epigrafia (per cui si vedano i volumi di Furietti e Maffei). Chiudono questa sezione la prima traduzione italiana Della natura delle cose di Lucrezio (di Marchetti, Londra 1717), e la tragedia Le fanatisme, ou Mahomet di Voltaire (Amsterdam 1743) accompagnata da una lettera di dedica dell’autore: questi libri mostrano le curiosità del pontefice per la cultura del tempo, anche se entrambi finirono poi all’indice. Infine, lo straordinario erbario algologico, con esemplari di piante marine seccate, custodite all’interno di lamine trasparenti di gesso, raccolto dall’antiquario Antonio Baldani (con il titolo Fuci corallinae et keratophita) testimonia la ricchezza della biblioteca anche nel campo le scienze naturali.
Una sezione specifica è poi dedicata alla riflessione teologica e liturgica di papa Lambertini, ricostruibile attraverso le sue opere, di cui si conservano in BUB sia esemplari a stampa, sia numerosi manoscritti. Sono esposti in particolare i trattati De servorum Dei beatificatione (1734-38 e riedito nel 1743), De sacrificio Missae (1747), rielaborazione delle Annotazioni sopra le Feste (1740), De synodo dioecesana (1748 e 1755), e le Notae de miraculis, opera rimasta inedita fino al 2024, e conservata dal ms. 1070. Papa Benedetto XIV nel 1742 pose fine a secoli di dispute sulla compatibilità dei riti confuciani con il cristianesimo: l’interesse per la Cina è testimoniato (oltre che da alcuni manufatti donati all’Istituto delle Scienze, ed ora al Museo Medievale) anche dall’Atlante dei territori imperiali di Matteo Ripa, missionario a Pechino tra il 1711 e il 1723, donato al papa nel 1719.
L’attività del pontefice è documentata anche da alcune raccolte di lettere (in particolare dal ms. 4330, con 248 lettere autografe).
Un’ultima sezione vuole dare conto della fortuna contemporanea della figura del pontefice, grazie alla commedia Il cardinale Lambertini di Alfredo Testoni (1905), e alle interpretazioni di Ermete Zacconi (teatrale, cinematografica) e di Gino Cervi (teatrale, cinematografica, televisiva): nella versione dialettale, la commedia è stata messa in scena a Bologna, anche in tempi recenti.
