Calendario 4° Edizione

7 Maggio 2025 / 17.30 / Mio Zio
(Mon Oncle, Francia, Italia/1958) di Jacques Tati (117')
Versione in lingua originale con sottotitoli
Introduce Luca Guardigli
Gérard Arpel è un ragazzino che vive con i genitori in una villa dominata da modernità e plastica, ma preferisce la compagnia dello zio materno Hulot che lo porta spesso con sé nel vecchio quartiere in cui abita. I genitori di Gérard cercano in tutti i modi di accasare Hulot e di trovargli un lavoro affinché metta fine a un modo di vivere che giudicano stravagante. Attraverso lo stile di vita di Hulot da un lato e quello dettato da villa Arpel dall’altro, dove meccanismi ostili e arredi inospitali costringono i gesti quotidiani a rituali surreali, Tati rappresenta e irride alla ricerca di una modernità perseguita acriticamente e alle conseguenze che derivano dal confondere innovazione e progresso.

14 Maggio 2025 / 17.45 / Zabriskie Point
(USA/1970) di Michelangelo Antonioni (112')
Versione in lingua originale con sottotitoli
Introduce Andrea Luccaroni
Zabriskie point, negli USA, costituisce il luogo di massima depressione geologica. Proprio qui, infatti, Michelangelo Antonioni, colloca il manifesto di un’utopica sconfitta della società dei consumi, facendo incrociare i destini di Mark e Daria rappresentanti di una generazione in fuga da repressione, controllo, capitalismo e conformismo. La volontà di affrancarsi da tutto ciò che è struttura imposta e si configura come strumento di oppressione, spinge alla ricerca del grado zero della libertà rappresentata dal deserto, dalla superficie sconfinata e senza barriere (secondo un tema comune a coevi progetti-manifesto come quelli di Superstudio e ArchiZoom). E se la fuga si rivelerà insufficiente, sarà necessario distruggerne almeno i simboli.

19 Maggio 2025 / 21.00 / Arancia Meccanica
(A Clockwork Orange, USA/1971) di Stanley Kubrick (137')
Versione in lingua originale con sottotitoli
Introduce Konstantina Douka
L’avvenire piccolo borghese dell’Inghilterra di Alex DeLarge promette soltanto fatiscenti periferie metropolitane, ascensori guasti, graffiti osceni, barbarie e ultraviolenza.
L’idea moderna di una dignità sociale estesa, sogno utopico nato nel secondo dopoguerra, in grado di garantire una casa a tutti, ha finito col produrre un esito opposto, realizzando “periferie” come nuove aree urbane in cui dilagano conflitti e degrado. Che cosa non ha funzionato? È certo che la periferia sia sempre sinonimo di fallimento o si tratta di un luogo comune?
Il film ha la grottesca tonalità di una satira (o ‘fiaba’, come preferiva chiamarla Kubrick) memore di Swift e di Voltaire: tutto finisce in farsa, compresa la violenza stessa, che nonostante la coreografia distanziata, destò uno scandalo senza precedenti.

29 Maggio 2025 / 21.30 / Brazil
(USA/1985) di Terry Gilliam (131')
Versione in lingua originale con sottotitoli
Introduce Maura Savini
In un tempo che «non è né futuro né passato, eppure un po’ di entrambi, al confine tra Los Angeles e Belfast, qualunque cosa significhi», Sam Lawry è un modesto impiegato alla ricerca della donna che gli è apparsa in sogno e di cui si è subito innamorato. Inseguendola, sperimenterà la morsa di un sistema statale altamente burocratizzato e meccanizzato, dove regole e protocolli si autoalimentano controllando ogni aspetto della vita, fin quasi a soffocarla. Così, in questo mondo dominato dal cinismo spietato dei potenti, anche riparare i tubi di controllo dissimulati dietro ogni parete della propria casa costituisce un atto di rivolta, il rifiuto di cedere a un sistema disumano e il primo gesto di scardinamento del presente-futuro delineato da Gilliam, da cui Sam Lawry vuole evadere.