Ospiti

Antonia Arslan

Antonia Arslan

 

Nata a Padova, Antonia Arslan è una scrittrice e traduttrice italiana di origini armene. Per molti anni ha insegnato Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea all’Università di Padova, specializzandosi in letteratura del fantastico, romanzo popolare italiano e letteratura femminile fra ‘800 e ‘900.  Come scrittrice esprime il forte legame con le sue origini e la volontà di portare avanti la memoria del popolo armeno. Nel 2004 pubblica La masseria delle allodole (Rizzoli), divenuto un bestseller tradotto in più di venti lingue, che ha ottenuto numerosi premi letterari, tra cui il Premio Selezione Campiello e il Premio Stresa, ed è stato trasposto nell’omonimo film dei fratelli Taviani (2007). Tra le sue opere, ricordiamo La strada di Smirne (2009, Rizzoli), Il libro di Mush (2012, Skira), Il rumore delle perle di legno (2015, Rizzoli), La bellezza sia con te (2018) e Il destino di Aghavnì (Edizioni Ares, 2022). Significativa anche la sua esperienza come traduttrice, soprattutto relativamente all’opera del poeta armeno Daniel Varujan (1884-1915) di cui ha pubblicato le raccolte: Il canto del pane (1992, Guerini) e Mari di grano e altre poesie armene (Edizioni Paolini, 1995).  Al Festival interverrà sul legame con le sue origini che l’hanno portata a scrivere e tradurre sulla storia, l’identità e il destino del popolo armeno.

Marco Balzano

Marco Balzano

 

Di origini milanesi e con un dottorato di ricerca in Lettere e Studi umanistici conseguito nel 2003, Marco Balzano ha esordito come scrittore nel 2007 con la raccolta di poesie Particolari in controsenso (LietoColle), con cui ha vinto il Premio Gozzano. Nel 2014 si aggiudica il Premio Flaiano per la narrativa con Pronti a tutte le partenze (Sellerio) e nel 2015 il Premio Campiello per il romanzo L’ultimo arrivato (Sellerio). Nel 2018 pubblica Resto qui (Einaudi), con il quale si è classificato tra i finalisti del Premio Strega. Gli ultimi romanzi pubblicati, sempre con Einaudi, sono Quando tornerò (2021) e Café Royal (2023). I suoi libri sono tradotti in oltra trenta paesi nel mondo. Docente di Lettere, nel 2019 ha condotto la serie televisiva Prof – La scuola siamo noi, un viaggio in otto tappe per riflettere sul presente e sul futuro della scuola attraverso esperienze didattiche innovative. Del 2019 è il saggio divulgativo Le parole sono importanti, Dove nascono e cosa raccontano (Einaudi) da cui partirà l’importante riflessione proposta al Festival. 

Susanna Basso

Susanna Basso

 

Nata a Torino, Susanna Basso si forma in ambito linguistico e intraprende due importanti professioni: la traduttrice letteraria e l’insegnante di lingua inglese presso il Liceo classico Massimo D’Azeglio. Lavora prevalentemente per la casa editrice Einaudi ed è vincitrice di molti premi importanti, tra cui il premio Cesare Pavese nel 2019, per la sezione traduzione. Durante la sua brillante carriera è stata la voce italiana di autori prestigiosi nel panorama della letteratura in lingua inglese, tra cui Alice Munro, Angela Carter, Paul Auster, Ian McEwan, Kazuo Ishiguro e Julian Barnes. Nel 2016 le è stata affidata la ritraduzione di tutti i romanzi di Jane Austen per i Meridiani Mondadori ed è proprio sull’esperienza del “tradurre il tradotto”, di cui ha raccontato anche nel suo bellissimo saggio Sul tradurre. Esperienze e divagazioni militanti, che verterà l’incontro inaugurale del Festival.

Chris Rundle Band

Chris Rundle Band

 

La Chris Rundle Band è un gruppo musicale nato dalla collaborazione tra Christopher Rundle, docente di traduzione del DIT, oltre che cantante e chitarrista blues-folk, ed Enrico Pitaro, chitarrista jazz, con il contributo del batterista Marco Raimondi e del contrabbassista Paolo Ferrari. Accomunati dalla passione per la musica, il loro obiettivo è quello di coniugare la raffinatezza del jazz con la forza del blues. La loro collaborazione ha portato alla recente pubblicazione di Pianura Blues, un disco composto da 9 brani inediti in lingua inglese, dedicato e ispirato a Giovanni Nadiani, poeta romagnolo, traduttore e docente del DIT, scomparso nel 2016, a cui è dedicato il concerto della prima serata del Festival.  

Luisa Bentivogli

Luisa Bentivogli

 

Laureata in Filosofia del Linguaggio all’Università di Bologna, è dal 1999 ricercatrice presso la Fondazione Bruno Kessler che opera nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, e dove si è focalizzata su settori come i micro e nanosistemi, la sicurezza informatica e l’intelligenza artificiale. Essendo a capo dell’unità di ricerca sulla traduzione automatica, si occupa di tecnologie applicate alla traduzione, la creazione e annotazione di corpora e la lessicografia computazionale. Grazie alla sua esperienza in questo settore, ha all'attivo numerose pubblicazioni scientifiche e ha co-organizzato importanti campagne per la valutazione di tecnologie linguistiche (IWSLT, RTE, SemEval, EVALITA) oltre che eventi internazionali, rivolti non solo alla comunità scientifica, ma anche ai traduttori, come la School of Advanced Technologies for Translators. Il suo intervento si concentrerà sulle sfide poste dall’intelligenza artificiale e, in particolare, sul suo impatto nell’ambito della traduzione.   

Cecilia Cenciarelli

Cecilia Cenciarelli

 

Da oltre 20 anni, Cecilia Cenciarelli fa parte del team di archivisti della Cineteca di Bologna, fondazione che si occupa non solo della produzione e distribuzione di materiale cinematografico, ma anche del restauro di film appartenenti al patrimonio del cinema. Si tratta di un tema che sta molto a cuore alla Cineteca di Bologna che da anni promuove il Festival Il Cinema Ritrovato, di cui Cecilia Cenciarelli è co-direttrice. È inoltre responsabile del Progetto Chaplin, che prevede la digitalizzazione, catalogazione e ricerca degli archivi cartacei e fotografici di Charlie Chaplin, oltre che il restauro completo dei suoi film. Si è poi occupata del Progetto Keaton per il restauro dei film datati dal 1920 al 1928 di Buster Keaton. Per la Cineteca ci parlerà anche delle attività di tirocinio per studenti DIT. 

 

Antonio Contarino

Antonio Contarino

 

Antonio Contarino ha ottenuto nel 2021 la Laurea Magistrale in Specialized Translation presso l’Università di Bologna, Campus di Forlì, basando il suo progetto di tesi sull’ambito della traduzione automatica neurale e la valutazione terminologica. Le sue lingue di lavoro sono il tedesco e l’inglese e, dopo la laurea, ha continuato ad interessarsi alle tecnologie di traduzione. Attualmente lavora in Svizzera nell’implementazione di sistemi di traduzione automatica e come terminologo. Durante il suo percorso accademico ha inoltre collaborato come ricercatore presso l’Università di Ginevra nel progetto Eurolect Observatory: looking for Eurolect footprints in the Swiss legislation per la creazione di un corpus trilingue (italiano-tedesco-francese). 

Roberto Costa

Roberto Costa

 

Nato a Bologna, Roberto Costa si dedica alla musica fin dalla tenera età, iniziando a suonare pianoforte e chitarra quando aveva solo 10 anni. Qualche anno dopo, a 18 anni, fa il suo ingresso professionale nel mondo della musica iniziando a suonare il basso per sostituire il bassista del gruppo Frogs. Il gruppo ha successivamente dato vita al Collettivo Autonomo Musicisti Bologna, che, dopo aver attirato l’attenzione del cantautore bolognese Claudio Lolli, pubblica nel 1976 l’album Ho visto degli zingari felici, al quale Roberto Costa ha contribuito non solo come bassista ma anche come arrangiatore. In seguito, il gruppo cambia ancora una volta volto e diventa l’Orchestra Njervudarov, pubblicando nel 1979 l’album Con le orecchie di Eros. Con il passare degli anni Roberto Costa ha continuato ad ampliare i suoi interessi musicali, esibendosi in una carriera poliedrica come bassista turnista, fonico professionista e arrangiatore per numerosi artisti di fama nazionale, tra cui Lucio Dalla, Ivan Graziani, Ron, Luca Carboni, Mina, Gianna Morandi, Luciano Pavarotti e molti altri.  

Nicola Della Maggiora

Nicola Della Maggiora

 

Nato a Lucca, Nicola Della Maggiora ha intrapreso la carriera artistica fin da giovanissimo, partendo dal mondo teatrale. La passione per l’arte e la conoscenza della lingua dei segni, essendo sordo dalla nascita, l’ha poi portato a dedicarsi anche ad altre forme artistiche come il Visual Vernacula, la poesia, le canzoni e il gospel in Lingua dei Segni Italiana (LIS). Oltre a dirigere il Dipartimento Academy dell’Istituto dei Sordi di Torino, è docente di Lingua dei segni e social media manager. Molto attivo anche sui social media, collabora con la pagina @thesigndance su Instagram e TikTok, in cui insegna la LIS attraverso le più famose hit italiane. Per il suo impegno artistico ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti. Dopo aver fatto parte della squadra dei LIS performer che hanno reso accessibile la 73esima edizione del Festival di Sanremo, sul palco del Festival racconterà le peculiarità dell’interpretazione dei segni di una canzone e ne darà una prova dal vivo.

Leah Janeczko

Leah Janeczko

 

Nata negli Stati Uniti, Leah Janeczko vive in Italia dal 1991 e da più di 25 anni lavora come traduttrice dall’italiano all’inglese, dedicandosi non solo alla traduzione letteraria, ma spaziando anche nell’ambito della transcreation, per esempio con la composizione e traduzione di testi per band italiane, come i brani dell’album Sinners degli The Elephant Man. Per 20 anni si è occupata della traduzione verso l’inglese di contenuti per Disney Italia (diventata nel 2000 la sede di Disney Global Magazines), tra cui il fumetto italiano dal successo internazionale W.I.T.C.H. Le sue traduzioni più recenti hanno ricevuto riconoscimenti da parte della stampa con ottime recensioni apparse su The Times e il New York Times, oltre che sul quotidiano britannico The Guardian, nonché l’apprezzamento di Philip Pullman, autore della trilogia Queste oscure materie (1995-2000). Nel 2020 Leah Janeczko è stata nominata per l’Italian Prose in Translation Award per la traduzione del romanzo Le assaggiatrici (2018) di Rosella Postorino, uscito in lingua inglese con i titoli At the Wolf’s Table per il pubblico statunitense e australiano e The Women at Hitler’s Table per quello britannico. Al Festival Leah Janeczko interverrà proprio al fianco di Rosella Postorino, raccontando la sua esperienza di traduttrice a diretto contatto con un’autrice. 

Gerardo Mazzaferro

Gerardo Mazzaferro

 

Laureato in Lingue e Letterature Moderne e specializzato in Lingua e Linguistica Inglese, Gerardo Mazzaferro è ricercatore presso l’Università di Torino, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne. Tra i suoi ambiti di studio ci sono il plurilinguismo, l’acquisizione della seconda lingua e la formazione degli insegnanti in un ambiente plurilingue. Fa parte del team del progetto europeo Horizon 2020 NEW ABC – Networking the Educational World: Across Boundaries for Community-Building che ha lo scopo di favorire e promuovere l’inclusione di giovani migranti e rifugiati in contesti educativi. Al Festival presenterà il documentario che ha realizzato all’interno di questo progetto dal titolo Vite di Migranti. Ricordare il passato, vivere il presente, immaginare il futuro.

Charlotte Menin

Charlotte Menin

 

Fotografa e project manager dell’Associazione francese COMBO, Charlotte Menin fa parte del team del progetto europeo Horizon 2020 NEW ABC – Networking the Educational World: Across Boundaries for Community-Building. In particolare, nell’ambito di questo progetto, ha condotto due workshop di fotografia a Melilla e a Marsiglia, volti a dare a minori non accompagnati e giovani adulti non tutelati  maggiori possibilità di accedere all’istruzione e di costruire un legame con le società di accoglienza, obiettivi cardine sia di NEW ABC che di COMBO.  Al Festival, all’interno dell’Auditorium San Giacomo, sarà possibile ammirare la sua esposizione fotografica, dal titolo Kids on their own nata proprio come risultato di questi due workshop, permettendo così di immergersi nelle storie e nelle sfide affrontate da questi giovani. 

Angelo Mosca

Angelo Mosca

 

Dopo la laurea magistrale in Interpretazione, ottenuta nel 2016 presso l’Università di Bologna, campus di Forlì, Angelo Mosca è diventato un interprete professionista, con lo spagnolo, l’inglese, il portoghese e il francese come lingue di lavoro, specializzato in diversi settori, tra cui la cooperazione internazionale e lo sviluppo, lo sport, la salute, il turismo, la moda e l’ambiente. Negli anni si è affermato come interprete di trattativa e di conferenza lavorando per realtà differenti, tra cui Rimini Wellness, la Fiera spagnola del turismo SOTUR, il Ministero del Turismo, le regioni Lazio, Marche e Lombardia e la Camera di Commercio di Milano, ma anche per altre realtà in particolare del territorio lombardo come il Salone Internazionale della Calzatura MICAM, il CONI per Milano Cortina 2026, l’A.C. Milan e, infine, sempre in ambito sportivo, per la Juventus F.C. 

Marta Rota Núñez

Marta Rota Núñez

 

Nata a Bergamo da mamma madrilena e papà bergamasco, Marta Rota Núñez si è laureata nel 2016 in Traduzione Specializzata a Forlì. Dopo la pubblicazione nel 2017 della raccolta di poesie di María José Ferrada Il segreto delle cose (Topipittori), alla cui traduzione aveva dedicato la tesi di laurea triennale, ha continuato a lavorare nel mondo dell’editoria, traducendo diverse opere della stessa autrice: Kramp (2019) e La casa sul cartello (2023) per Edicola Ediciones), Un albero, una gatta e un fratello (2019) e Case (2022) per Topipittori. Sempre con traduzioni dallo spagnolo, collabora stabilmente anche con Edicola Ediciones e Kalandraka. L’ultimo romanzo di cui ha curato la traduzione è Febbre di carnevale (Edizioni SUR) di Yuliana Ortiz che uscirà all’inizio di novembre. Dal 2019 fa parte del comitato di lettura del Premio letterario Italo Calvino per scrittori e scrittrici esordienti e collabora nella creazione di materiali didattici per Loescher editore. 

Gabriele Pezzuto

Gabriele Pezzuto

 

Già nel 2016, durante il suo percorso di studi per la Laurea Magistrale in Traduzione Specializzata presso l’Università di Bologna, campus di Forlì, Gabriele Pezzuto ha iniziato a lavorare come localizzatore di videogiochi, per poi continuare a specializzarsi in questo settore anche successivamente al conseguimento del titolo di laurea nel 2018. La sua principale lingua di lavoro è l’inglese e attualmente vive a Melbourne dove lavora per un’azienda in cui si occupa, tra le varie mansioni, di tradurre e implementare i contenuti per il sito web aziendale in vista del lancio di prodotti sul mercato italiano, della creazione di glossari, della valutazione di partnership sui social media e della revisione di voice over generati dall’intelligenza artificiale.

Rosella Postorino

Rosella Postorino

Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) vive e lavora a Roma. Con il suo romanzo Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018), tradotto in 33 lingue, ha vinto il Premio Campiello e altri 9 premi, tra i quali, per l’edizione francese, il Prix Jean-Monnet. Da questo romanzo sarà tratto un film per la regia di Silvio Soldini. Ha pubblicato anche La stanza di sopra (2007, Premio Rapallo Carige Opera Prima), L’estate che perdemmo Dio (2009, Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis), Il corpo docile (2013, Premio Penne), Il mare in salita (2011). Nella narrativa per ragazzi ha pubblicato con Salani Tutti giù per aria (2019) e Io, mio padre e le formiche (2022). Il suo ultimo romanzo, Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli, 2023), è stato finalista al Premio Strega. Editor di Einaudi Stile Libero, Rosella Postorino collabora con «La Repubblica», «La Stampa» e «7», il magazine del «Corriere della Sera», e ha scritto per tutte le maggiori testate italiane.
Al Festival interverrà insieme a Leah Janeczko, traduttrice in lingua inglese di Le assaggiatrici, e a Ognjen Tomic, uno dei ragazzi bosniaci partito nel 1992 da Sarajevo, come i tre protagonisti di Mi limitavo ad amare te.
Lucía Ruiz Rosendo

Lucía Ruiz Rosendo

 

Dopo essersi laureata in Traduzione e Interpretazione presso l’Università di Granada, dove ha anche conseguito il Dottorato in Interpretazione di conferenza nel 2006, Lucía Ruiz Rosendo ha continuato a dedicarsi alla mediazione linguistica, in particolare all’interpretazione in ambito umanitario con un focus specifico sui conflitti armati, facendone l’oggetto delle sue ricerche. Associa il lavoro come interprete di conferenza alla docenza e ricerca presso l’Università di Ginevra, presso cui dirige il Dipartimento di Interpretazione. Insieme a Marija Todorova, ha curato l’edizione dei volumi Interpreting Conflict: A Comparative Framework (2021) e Interpreter Training in Conflict and Post-Conflict Scenarios (2022), dedicati alla professione dell’interprete in contesti umanitari, in particolare quelli relativi a scenari di conflitto, tema su cui verterà anche il suo intervento al Festival. 

Igiaba Scego

Igiaba Scego

 

Nata a Roma da genitori fuggiti dalla dittatura in Somalia, dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere e un Dottorato in Pedagogia, si occupa di scrittura e giornalismo, dedicandosi a temi come il dialogo tra le culture, la migrazione, il razzismo, l’interculturalità, la pluridentità e la transculturalità. Tra le sue opere ricordiamo Oltre Babilonia (Donzelli, 2008), La mia casa è dove sono (Rizzoli 2010, Premio Mondello), La linea del colore (Bompiani 2020, Premio Napoli), Figli dello stesso cielo (Piemme 2021) e Cassandra a Mogadiscio (Bompiani 2023), finalista all’ultimo Premio Strega. Con Chiara Piaggio ha curato l’antologia Africana: raccontare il continente al di là degli stereotipi (Feltrinelli 2021). Collabora con diversi quotidiani e riviste, tra cui Il Manifesto, Internazionale, la Repubblica e Nigrizia ed è conduttrice del podcast Tell me Mama.  Al Festival interviene con una testimonianza sulla sua esperienza umana, letteraria e linguistica fondata su un'identità articolata e plurima. 

Giammarco Sicuro

Giammarco Sicuro

 

Nato a Montevarchi, dopo essersi laureato in Scienze Politiche e aver frequentato la scuola di Giornalismo, Giammarco Sicuro fa della scrittura e della narrazione, passioni coltivate fin dai tempi della scuola, la sua professione. Dal 2008 lavora per la Rai, prima come redattore di cronaca, quindi come inviato speciale Esteri, facendosi portavoce di alcuni dei fatti più importanti della cronaca italiana, tra cui il naufragio della Costa Concordia e il terremoto di Amatrice, nonché di tensioni e conflitti internazionali. quali i gilet gialli a Parigi, gli attentati dell’Isis a Londra e Parigi, la pandemia e la guerra in Ucraina. Di questi ultimi due temi racconta nei suoi libri L’anno dell’alpaca. Viaggio intorno al mondo durante una pandemia (2021) e Grano. Storie e persone da una guerra vicina (2023), pubblicati da Gemma edizioni. Convinto che il giornalismo sociale sia una necessità per i nostri tempi e mosso dalla passione di raccontare il mondo, al Festival interverrà su come riuscire a comunicare un’esperienza drammatica come quella della guerra.

Costanza Spocci

Costanza Spocci

 

Nata a Parma, dopo essersi laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali di Forlì, Costanza Spocci si dedica alle questioni umanitarie lavorando in Pakistan con l’ONG Intersos, per poi intraprendere la carriera di giornalista. Da più di dieci anni si occupa della realizzazione di reportage da posti remoti del mondo, come il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia centrale, raccontando rivoluzioni, conflitti e delicate questioni internazionali legate ai movimenti radicali e alle migrazioni. Giornalista della redazione di Radio3, recentemente si è occupata, come inviata, del racconto della guerra tra Ucraina e Russia. Al Festival condividerà la sua esperienza di giornalista impegnata sul campo per mostrarci cosa significa vivere e raccontare realtà di conflitto in varie parti del mondo.

Marija Todorova

Marija Todorova

 

Dopo le lauree in Lingua e Letteratura Inglese nel 2001 e in Studi sulla Pace e lo Sviluppo nel 2009 a Skopje, Marija Todorova ha ottenuto un dottorato congiunto presso le università di Skopje e Hong Kong, delineando così una professionalità fortemente interculturale, caratterizzata anche dalla conoscenza di molteplici lingue, tra cui l’inglese, il bosniaco, il croato, il montenegrino, il serbo e il bulgaro. Attualmente è ricercatrice presso il Dipartimento di Traduzione, Interpretazione e Studi Interculturali della Hong Kong Baptist University.  I suoi interessi di ricerca includono la traduzione e l'interpretazione in situazioni di conflitto, la traduzione comunitaria, l'interpretazione umanitaria, la traduzione letteraria (nel 2007 ha ricevuto il National Best Translation Award per le sue traduzioni letterarie dall'inglese al macedone) e la traduzione della letteratura per l’infanzia.  Insieme a Lucía Ruiz Rosendo, ha curato l’edizione dei volumi Interpreting Conflict: A Comparative Framework (2021) e Interpreter Training in Conflict and Post-Conflict Scenarios (2022), dedicati alla professione dell’interprete in contesti umanitari, in particolare quelli relativi a scenari di conflitto, tema su cui verterà anche il suo intervento al Festival.

 

𝗢𝗴𝗻𝗷𝗲𝗻 𝗧𝗼𝗺𝗶𝗰

𝗢𝗴𝗻𝗷𝗲𝗻 𝗧𝗼𝗺𝗶𝗰

Nato a Sarajevo, da cui nel 1992 è dovuto fuggire a causa della guerra, Ognjen Tomic ha vissuto per anni tra Rimini, Forlì e Bologna. Attualmente vive a Bruxelles dove lavora per la Direzione Generale Politica regionale e urbana della Commissione Europea, per la quale si occupa di politica di coesione dell’Unione Europea.

Laureatosi in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso il Campus di Forlì dell’Università di Bologna, fin da subito si è dedicato alla elaborazione di un gran numero di progetti internazionali finanziati da fondi europei. Dal 2008 al 2010 ha inoltre diretto l’ufficio bosniaco dell’ONG GARIWO (Gardens of the Righteous Worldwide), coordinando diversi progetti volti alla promozione dei diritti umani e dei processi democratici nei paesi della ex-Jugoslavia. Ha maturato anche professionalità nell’ambito della mediazione linguistica, lavorando sia come interprete sia come traduttore. Nel 2008, ad esempio, si è occupato della traduzione dal serbo all’italiano del libro 𝘐 𝘎𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘢𝘭𝘦 (Edizioni Erickson) di Svetlana Broz, curandone anche il glossario.

Al Festival interverrà insieme a Rosella Postorino come testimone diretto di cosa ha significato per tanti bambini bosniaci abbandonare la propria terra d’origine e ritrovarsi a vivere in Italia, lontano dai propri cari e di come la sua esperienza sia stata “tradotta” nel romanzo 𝘔𝘪 𝘭𝘪𝘮𝘪𝘵𝘢𝘷𝘰 𝘢𝘥 𝘢𝘮𝘢𝘳𝘦 𝘵𝘦.